EFFETA' ODV
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Un antidoto di Giuseppe Leone

Si dice che con lo scorrere degli anni i ricordi più lontani diventano via via più acuti. Questa mattina – forse anche complice la vicinanza ad una festa molto cara ai più piccoli – mi è tornata in mente una mia brutta abitudine dell’infanzia, quella di smontare i giocattoli (per cercare di capire come erano fatti) finendo puntualmente col distruggerli.

Mi è tornata anche in mente, sempre della mia infanzia fino agli otto anni, la piccola casa dove abitavamo ed in particolare il fatto che fosse senza impianto di riscaldamento. Per questa ragione mio padre si alzava all’alba per preparare il braciere in cucina in modo di renderla calda per la colazione.

Poi con il passare degli anni mi è capitato, come a tanti altri, di verificare con quanta facilità si possa arrivare a distruggere non già un giocattolo, e per pura curiosità, ma un affetto importante, un bel progetto di vita, un oggetto delicato e fragile. Da adulti ammantiamo l’istinto alla distruzione con architetture mentali ben più complesse della semplice infantile curiosità.

In questo periodo che stiamo vivendo, osserviamo come un virus (dal latino vīrus, “veleno”) delle dimensioni di 100-150 nm di diametro (circa 600 volte più piccolo del diametro di un capello umano!) sta tentando di minare, di procurare gravi danni all’intera comunità umana.

Un virus è un’entità biologica, ci spiega la scienza, dotata di ”caratteristiche di parassita obbligato, in quanto si replica esclusivamente all’interno delle cellule degli organismi. I virus possono infettare tutte le forme di vita, dagli animali, alle piante, ai microrganismi (compresi altri agenti infettanti come i batteri) e anche altri virus.”

Siamo ora tutti in attesa del vaccino che dovrebbe debellare questa pandemia certo estremamente grave ma contingente.

Dopo, infatti, superata questa calamità, rimarrà la nostra natura spesso portata a distruggere secondo il banale esempio tratto dalla mia infanzia: ma cosa funge, spesso, come antidoto a questo atteggiamento negativo se non la forza dei piccoli gesti di affetto di chi abbiamo intorno? Certo non apprezzavo la cucina calda, ero piccolo e consideravo cosa scontata quel modesto conforto!

Ma quanti come me hanno ricevuto nell’infanzia in dono tanti piccoli gesti di affetto da parte dei propri cari, si trovamo oggi di certo a comprendere che il tempo e la fatica a loro dedicata ha generato nella loro anima un vaccino per combattere la tendenza a distruggere; vaccino che negli anni ha permesso loro di dedicare molto impegno a proteggere un affetto importante, a dare vita a qualcosa esistente all’inizio solo nell’anima.

Oggi siamo chiamati, con ed oltre il vaccino che ci proteggerà dal virus, ad un forte impegno a sostegno di coloro che meno fortunati di noi – forse anche durante l’infanzia – non trovano in se stessi la forza per andare avanti.

Quei piccoli gesti che abbiamo ricevuto ed hanno arricchito la nostra infanzia, ora dovremo a nostra volta offrirli, ma non solo all’interno della famiglia.

A volte la famiglia diventa un isola felice dove circola amore, ma resta isola; ma tante isole vicine collegate insieme da ponti possono diventare una città: a volte una splendida città, come Venezia!

Tanti ponti aspettano che qualcuno li costruisca.

Giuseppe Leone

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