EFFETA' ODV
Il Fanale di Livorno costruito da Giovanni Pisano

Tra il guardiano del faro e la clarissa di Giuseppe Leone

Fin dal III secolo a.C. si iniziarono a costruire torri sulle quali ardeva costantemente del fuoco come aiuto ai naviganti. I fari rappresentano i più importanti tra i segnalamenti marittimi: edificati in prossimità di luoghi pericolosi o di altri luoghi simili ove sia utile avere un punto notevole percepibile a distanza elevata durante la navigazione costiera. I fari sono indicati sulle carte nautiche dove sono anche riportate l’altezza focale, assieme alla caratteristiche del segnale luminoso emesso che li individua in modo praticamente univoco.

Ancora oggi, sebbene molto meno che in passato per via dell’automazione, i fari sono ancora operativi ed hanno bisogno dei faristi, i custodi dei fari che devono con grande competenza e dedizione assicurarne il buon funzionamento: i guardiani dei fari, appunto.

Un compito che hanno scelto, da svolgere in solitudine con, all’orizzonte, tutto intorno il mare.

Quello delle clarisse è un ordine monastico claustrale fondato da San Francesco e Santa Chiara d’Assisi nel 1212: le cui religiose si dedicano prevalentemente alla preghiera contemplativa e svolgono anche attività nel campo didattico e sociale.

Un compito che hanno scelto, da svolgere in solitudine nel proprio monastero.

Due scelte di vita apparentemente senza alcun collegamento tra loro ad esclusione della solitudine che caratterizza il loro stare al mondo.

Ma forse non è così, a me pare che in entrambi i casi si esprima un servizio di grande valore nei confronti dell’umanità. In entrambi un “loro” raggio di luce, fisico o spirituale, si irradia nel mondo: un faro che emana una luce fisica a grandi distanze, salvezza per chiunque si trovi in mare; un faro che emana luce spirituale a grandi distanze, salvezza per chiunque chieda preghiere. E come la luce del faro è unica per caratteristiche e non si hanno due fari con segnali luminosi uguali, così la preghiera che la clarissa rivolge al Signore è unica perché reca in se il vissuto e l’unicità di chi la esprime.

Tra queste due modalità così diverse e così uguali di stare al mondo, ciascuno di noi ha percorso e può percorrere la propria strada tra le tante e tante buone possibilità che l’uomo ha sperimentato nei millenni. Di certo in una stagione come l’attuale di grande individualismo dobbiamo trovare ciò che unisce cammini diversi, spiritualità diverse, come il legame tra “la luce del farista” e “la luce della clarissa”: l’amore per l’umanità.

A noi il compito di riconoscere in tutti i lavori fatti con amore e dedizione per l’uomo un pari merito ed una loro meravigliosa indispensabilità.

Giuseppe Leone

 

nella foto:il Fanale di Livorno costruito da Giovanni Pisano

il Convento delle clarisse ad Assisi (da wikimapia.org)

Condividi

Share on facebook
Share on google
Share on twitter
Share on linkedin
Share on pinterest
Share on print
Share on email

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy. Dichiari di accettare l’utilizzo di cookie o altri identificatori chiudendo o nascondendo questa informativa, cliccando un link o un pulsante o continuando a navigare in altro modo. Maggiori informazioni

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: