EFFETA' ODV
lastampa.it

Rosario Livatino di Giuseppe Leone

Nelle comunità cattoliche si sentono frequenti lamentele sulla scarsa presenza di giovani nelle attività pastorali, e la ragione di queste assenze si riconduce ad un loro disinteresse nei confronti di tutti ciò che vada oltre una visione superficiale della vita causata, anche, da modelli di vita indotti dai media.

È possibile che questo sia in parte vero ma, a mio parere, vi è qualcosa di più profondo.

Per noi cattolici “praticanti” è facile cadere nell’abitudine all’ascolto passivo della parola di Dio, nella ricerca continua di sacerdoti, consacrati o laici che ci dicano cose “belle”, che ci rassicurino, che ci diano un senso di sicurezza. Questa sensazione di rafforzamento della nostra sicurezza può, però, generare in noi un senso di possesso del sacro che diventa possesso nella vita quotidiana.

Può allora accadere che lentamente ci allontaniamo da quel Dio di amore, ma di un amore esigente, che ci chiede di stare in permanente cammino, in permanente ricerca.

Non intendo svalutare il bisogno sicurezza che abbiamo in noi, ma solo ricordarne i limiti, del resto la vita terrena del Signore ci insegna a mettere insieme condizioni a volte apparentemente inconciliabili (ad esempio, fra tutte, la Sua natura umana e Divina).

Non ci resta, allora, che il gravoso compito di ricondurre ad unità la ricerca della sicurezza e della verità, così sfuggente e da ritrovare ogni volta, in un cammino di approfondimento della fede tipico della tradizione cattolica.

Se riusciremo a conciliare sicurezza e verità, non ci fermeremo nelle nostre tranquillità e sapremo mettere in gioco parti sicure della nostra vita, per far crescere la nostra pallida fede, allora un giovane potrà sentirsi attratto da una simile proposta di vita!

«Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili.» Queste parole forti, che non possono non scuoterci, riassumono il senso della vita, seppur breve, di Rosario Livatino un magistrato siciliano che girava privo di scorta, freddato il 21 settembre del 1990 lungo la strada Canicattì-Agrigento.

La mafia, con la sua luciferina intelligenza ed intuizione delle persone realmente pericolose per lei, colse i gravi danni che poteva procurare una persona come lui, ed allora lo condannò a morte, ma non venne ucciso in quanto credente ma in quanto credibile.

Nelle nostre società occidentali si rischia poco ad essere credenti, molto ad essere credibili.

Giuseppe Leone

Dal discorso di Papa Francesco “Regina Caeli” Piazza San Pietro. Domenica, 9 maggio 2021

..Oggi, ad Agrigento, è stato beatificato Rosario Angelo Livatino, martire della giustizia e della fede. Nel suo servizio alla collettività come giudice integerrimo, che non si è lasciato mai corrompere, si è sforzato di giudicare non per condannare ma per redimere. Il suo lavoro lo poneva sempre “sotto la tutela di Dio”; per questo è diventato testimone del Vangelo fino alla morte eroica. Il suo esempio sia per tutti, specialmente per i magistrati, stimolo ad essere leali difensori della legalità e della libertà. Un applauso al nuovo Beato! …….

nelle foto:

Rosario Livatino ( lastampa.it)

Condividi

Share on facebook
Share on google
Share on twitter
Share on linkedin
Share on pinterest
Share on print
Share on email

Questo sito o gli strumenti di terze parti in esso integrati trattano dati personali (es. dati di navigazione o indirizzi IP) e fanno uso di cookie o altri identificatori necessari per il funzionamento e per il raggiungimento delle finalità descritte nella cookie policy. Dichiari di accettare l’utilizzo di cookie o altri identificatori chiudendo o nascondendo questa informativa, cliccando un link o un pulsante o continuando a navigare in altro modo. Maggiori informazioni

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: