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“Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali” di Giuseppe Leone

Elemosina indica l’atto gratuito di una donazione generalmente in denaro verso una persona bisognosa, il termine deriva dal greco eleèo (= ho compassione), da cui attraverso l’aggettivo eléemon (= compassionevole) passò al basso latino (cristiano) eleemosyna.

Secondo la sociologia, l’elemosina si distinguerebbe dal dono proprio perché quest’ultimo tende a stabilire un rapporto di parità fra i due soggetti coinvolti che passa attraverso il consolidarsi di un rapporto.

Fin dall’Antica Grecia i mendicanti e i forestieri erano considerati sotto la protezione di Zeus, che puniva chi rifiutava di accoglierli e ospitarli.

La maggior parte delle tradizioni religiose ha sempre chiesto ai propri fedeli gesti di attenzione ai poveri e di condivisione della ricchezza, un’attenzione che viene indicata con termini diversi e assume anche contenuti diversi. Solo per fare alcuni esempi: nel Cristianesimo si parla di carità; nell’Islam si mette la Zakat tra i suoi pilastri, che diventa quindi una forma obbligatoria di elemosina; nel Buddismo tale pratica prende il nome di Brahmsta, dove l’elemosina verso i monaci è un dovere spirituale per i laici buddhisti, mentre quella verso i bisognosi è un modo di esprimere la compassione, virtù importante per un buddhista.

Sarà grazie alla funzione della religione dispiegata nei secoli, se anche ai nostri giorni avviene di rado di sentire parole dure nei confronti dei poveri; sentiamo piuttosto parole di commiserazione seguite, tuttavia, da considerazioni circa la scarsa disponibilità a “darsi da fare” da parte di chi si trova in difficoltà, ed in tal modo si archivia la questione con comoda superficialità.

In realtà ai nostri giorni appaiono evidenti almeno due considerazioni, la prima: è quanto mai insufficiente combattere la povertà con l’elemosina; la seconda: la comunità umana non è stata finora in grado di attivare progetti efficaci e duraturi per ridurre fortemente la povertà.

Quanto alla prima considerazione: la velocità con la quale si crea ricchezza – in special modo negli ultimi 20 anni, grazie alla diffusione mondiale della digitalizzazione ed all’automazione dei lavori – ha prodotto una contrazione dei livelli di occupazione nei lavori più “semplici”. Il minor lavoro, o male remunerato, al limite della sussistenza determina un aumento di famiglie povere, ma non visibili (come un tempo erano i mendicanti nelle strade), quindi neppure raggiungibili attraverso l’elemosina.

Quanto alla seconda considerazione, e per limitarci al nostro Paese, basta riferirsi al Reddito di Cittadinanza nato nelle intenzioni dei promotori per dare lavoro a chi non ne aveva e non riuscendoci – per incapacità delle nostre strutture amministrative e per limiti nella formazione lavorativa delle persone – si è risolto nella distribuzione di risorse contenute per un periodo di tempo certamente limitato, senza ottenere effetti duraturi nelle condizione delle famiglie in difficoltà economiche.

I temi urgenti sono, quindi, quelli di una efficace distribuzione della ricchezza, di una migliore formazione scolastica per i giovani e di una formazione permanente per gli adulti.

Tema difficile quello della distribuzione della ricchezza ma da affrontare con urgenza,  se arriviamo al paradosso di sentire affermazioni come questa “….Ecco perché sono per un sistema fiscale in cui, se hai più soldi, paghi una percentuale più alta di tasse. E penso che i ricchi dovrebbero pagare più di quello che fanno attualmente, e questo include ……me” pronunciate in data 7 gennaio 2020 da Bill Gates tra i più ricchi del mondo! Lui sa perfettamente che mai nella storia, come in questo periodo, si sono concentrate ricchezze su un solo uomo (non su una Istituzione), comparabili a quelle di un intero Stato!

Tema anche divisivo, infatti, quando i tecnici dell’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), un’importante organizzazione internazionale di Studi economici) hanno osservato che: “…una tassa sulle successioni può essere uno strumento importante per affrontare la diseguaglianza. In particolare nell’attuale contesto, caratterizzato da un forte divario tra la ricchezza delle famiglie e nuove pressioni sulle finanze pubbliche legate alla pandemia da Covid-19…. suggerendo, quindi, un aumento della tassa di successione, nel nostro Paese si è avuta una dura reazione di opposizione da parte di molte forze politiche.

Tale reazione è stata motivata anche dalla scarsa fiducia nello Stato italiano colpevole di gestire male le tasse e dagli episodi di corruzione. Ma non sarà, anche in questo caso, una motivazione superficiale che ne ha voluto nascondere una più profonda da dichiarare? E cioè si tende sempre più a fare leva sul diffuso individualismo presente nella nostra comunità?

Quanto agli altri temi – solo accennati ma di fondamentale importanza – della formazione, sia dei giovani che degli adulti,  vorrei condividere alcune mie riflessioni nelle prossime settimane.

Ancora appare profondamente vero che: “Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto far parti uguali fra disuguali”. (Don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa, 1967).

Giuseppe Leone

Le foto: San Martino divide il mantello con il Povero di Simone Martini da www. wikipedia.org; Don Lorenzo Milani da www.donlorenzomilani.it

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