EFFETA' ODV
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Lo “straniero” in noi di Giuseppe Leone

Passando più o meno frettolosamente per le vie delle nostre città, ormai tutti ci siamo abituati alla presenza di giovani stranieri che offrono modesti servizi per ricevere una monetina, quella che ci troviamo come resto al bar, al forno oppure nel carrello della spesa del supermercato.

Sono gli extracomunitari, termine che dovrebbe indicare semplicemente un soggetto che non possiede cittadinanza di uno degli Stati membri dell’Unione europea ma che ormai da tempo designa enfaticamente la diversità di migranti, gruppi eterogenei di persone, connotandoli secondo alcuni come una comunità “illegale”, “irregolare,” velata di sovversività e invisibilità. Il sentimento, dietro il termine extracomunitari, è lo stesso che coniò negli anni 1960 e 1970 l’espressione “terroni”. Cambiano i tempi ma non certi sentimenti.

Difficile vedere in questi migranti la violenza ed il pericolo che viene quotidianamente descritto sui social ad opera di taluni politici, in tutto il mondo ,che tentando di approfondire in ciascuno una profonda insicurezza e paura, sperano in tal modo di mantenere il potere politico o di conquistarlo.

Tanta è forte questa propaganda martellante che, ad esempio, in alcuni piccoli centri del nostro Appennino, dove non c’è quasi traccia di extracomunitari, la popolazione vive questo senso di pericolo di invasione semplicemente perché indotto dai mezzi di comunicazione sociale.

Intendiamoci, insieme a questi giovani che non invisibili ma alla luce del sole tirano avanti l’esistenza con piccoli servizi, esiste tanta devianza ed illegalità in altri giovani anch’essi immigrati.

La statistica, con i freddi numeri che la caratterizza, rivela una maggiore frequenza di reati da parte di queste persone a confronto con gli italiani. Ma ci dice, parimenti, che in Italia con il passare degli anni i reati diminuiscono, anche tra gli stranieri pur aumentando notevolmente il loro numero che ha superato i 6 milioni.

Dunque come sempre la fatica di capire, di entrare, con atteggiamento aperto e senza pregiudizi per comprendere al meglio quanto ci accade intorno!

Come cristiani la lettura della Bibbia ci racconta il male, l’odio sempre presente nell’uomo “Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo: infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio” (Paolo Lettera ai Romani 7, 18-19)

Quindi questa presenza del male è tra noi ed in noi, e questo male va individuato e combattuto, per prima cosa in noi stessi.

Tornando ai freddi numeri delle statistiche, spesso ignorati dai social, leggiamo tante dure e “singolari” realtà, un esempio tra tutte: quella dei 10 suicidi che ogni giorno avvengono in Italia a fronte di un omicidio al giorno. Tragedie, fortunatamente, ogni anno in lenta e progressiva diminuzione ma che ci devono fare riflettere. Questo rapporto tra chi si toglie la vita e chi la toglie che vuoto esistenziale rivela anche per noi nati in queste terre?

Ed allora non solo lo straniero, che arriva da lontano, ma anche quello più vicino che è in noi, va compreso! Lo straniero (dal latino extraneus «estraneo, esterno») che va contrastato, certo! Con leggi giuste e sanzionando tutte le deviazioni: ma null’altro? Come sentiamo proclamare da tante parti? Dovremmo costruire altri ed alti muri, blindarci in casa? Eppure abbiamo visto in questo periodo come anche la più bella e confortevole delle case diventa una prigione non potendo uscire. Un muro alla fine trasforma tutto in una piccola o grande prigione sia per chi si trova al di qua o al di là del muro!

Quindi non resta che ritrovare forte la spinta per ricreare una calda comunità da mostrare, prima a noi stessi e poi a chi arriva da altri Paesi, come modello per stare insieme, recuperando le ragioni più profonde nella nostra umanità fragile, debole. Ragioni che vanno trovate evitando le illusorie scorciatoie di percorsi violenti già vissuti nel ‘900, quando l’estremismo armato da “nobili” ideali nazionalisti od internazionalisti, si è materializzato nella realtà causando incalcolabili lutti e sofferenze all’umanità e scuotendo fin dalle fondamenta la nostra società, che da allora ancora vacilla inferma.

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:< Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente>” (Mt 5,13)

Per noi che affermiamo di seguire Gesù, un invito a ritornare ai suoi insegnamenti, per viverli prima, e offrirli poi al resto dell’umanità come via di liberazione dal male.

Giuseppe

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