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Idoli di Giuseppe Leone

Una sera del 7 giugno 1926, terminata la giornata lavorativa, un uomo di nome Antoni si stava recando presso la chiesa di San Filippo Neri, a Barcellona, per pregare: attraversando distrattamente una strada fu travolto da un tram di passaggio. Nessuno fu in grado di riconoscere la sua identità, anche a causa del suo abbigliamento piuttosto trascurato (conduceva uno stile di vita frugale, quasi ascetico). Solo alcuni passanti, mossi a pietà, lo trasportarono presso una clinica locale, dove fu internato nel reparto dei poveri: la sua identità fu ricostruita solo quando alcuni persone, resisi conto della mancanza del loro grande amico, vennero a conoscenza del tragico evento. La mattina del 10 giugno, dopo tre giorni di agonia, Antoni Gaudí morì.

Era un architetto spagnolo considerato fra i più grandi della storia dell’architettura degli ultimi due secoli. È stato il principale architetto della Basilica della Sagrada Familia di Barcellona. E’, anche, il Servo di Dio Antoni Gaudí del quale è in corso la causa di beatificazione.

In questo inizio di anno di fronte ad eventi nazionali ed internazionali mi veniva di pensare alla forza della creazione di idoli da parte dell’umanità. Anche di recente abbiamo assistito scoraggiati a cosa può portare tale creazione: la televisione ha diffuso immagini impressionanti provenienti dal Paese più importante nel mondo gli Stati Uniti, con scene tristi di folle spinte ad atti violenti per seguire un idolo, che in quel caso era il Presidente in carica! Ed ai nostri giorni nel Paese dove viviamo, abbiamo visto spettacoli indecorosi tra personalità politiche che si sentono idoli, anche perché qualcuno li ha fatti diventare tali.

Per trovare un punto di sostegno alla nostra inquietudine esistenziale, siamo portati ad inventarci idoli che di volta in volta prendono il nome di carriera, di figli, di potere, di bellezza fisica, di tradizione…che viviamo come una totalità. Tutto per ottenere un breve periodo di soddisfazione per ritrovarsi alla fine posseduti dagli idoli.

Richiamavo brevi cenni di Antoni Gaudì, sarebbe stato facile per lui (come fu tentato, solo, in gioventù), date le sue immense capacità come architetto, di fare della propria carriera il tutto della propria presenza nel mondo, ma non lo fece; o di diventare l’uomo più influente della sua Catalogna ma non lo fece.

Perché la tentazione a crearsi idoli è forte anche per i credenti nel Dio dell’amore ed anche la fede religiosa si può ridurre a idolo. Sarà accaduto anche a voi di sentire una persona dire in un primo momento: “Mi sono ammalato però sento che Dio mi ama” oppure “non trovo qualcuno molto importante per me, forse Dio mi sta dicendo qualcosa”. Per poi, ritenendo di non avere ottenuto quanto sperato, sentirla in un secondo momento, esclamare: “Dov’è Dio?” E’ facile vivere la religione come qualcosa di idolatrico.

Dio lo vorremmo sempre presente, come un idolo appunto, ed allora Lui si nasconde alla nostra vista, ed è il momento in cui ci lascia liberi.

Ho rammentato Gaudì, un riferimento per noi sul come stare al mondo con la nostra natura, con i nostri talenti, sempre intenti ad indicare l’unico Modello da seguire perché credenti nella promessa di Gesù quando dice che la verità ci renderà liberi, non felici o in pace o ricchi.

Giuseppe Leone

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