EFFETA' ODV

I cristiani e la guerra di Giuseppe Leone

Venerdì sera in quel luogo di pace che sono i giardini del convento delle nostre suore Minime risuonavano le preghiere dei giovanissimi della parrocchia di Santa Maria del Rosario di Poggio a Caiano.

Ad ogni stazione della Crucis, piccole donne e piccoli uomini si rivolgevano a Gesù implorando pace, serenità, amore, tutto ciò che le loro giovani vite sentono mancare in loro e molto, molto più nei loro coetanei che vivono nelle terre martoriate dalle guerre, ultima quella di Ucraina.

Durante la via Crucis il parroco don Sergio ha ricordato le tante guerre dimenticate che si combattono nel mondo nel silenzio dei media e le tante sofferenze procurate ai più piccoli ed indifesi.

Nello stesso momento, quasi come una risposta, le parole di Papa Francesco: “Mai la guerra. Pensate soprattutto ai bambini ai quali si toglie la speranza di una vita degna: bambini morti, feriti, orfani; bambini che hanno come giocattoli residui bellici. In nome di Dio fermatevi!”.

In parte sappiamo, ed in parte soltanto intuiamo, le complesse origini di ogni guerra ma, sappiamo anche, quanto siano importanti le parole di chi dovrebbe avere l’autorità morale per esortare alla pace ed allora quanta amarezza nel sentire gli argomenti, non di pace, pronunciati dal Patriarca ortodosso russo Kirill nell’ormai celebre sermone di domenica 6 marzo in cui identificava il conflitto in corso come una lotta del bene contro la promozione dei modelli di vita peccaminosi e contrari alla fede cristiana, portati avanti dall’Occidente. Esempio lampante: il gay pride.

Poi, il Patriarca cristiano ortodosso di Mosca e di tutte le Russie è andato oltre, avventurandosi in una lettura della guerra in chiave “geopolitica” a partire dalle ragioni che l’hanno prodotta. «….Anno dopo anno, mese dopo mese gli Stati membri della Nato hanno rafforzato la loro presenza militare, ignorando le preoccupazioni della Russia che queste armi un giorno potessero essere usate contro di essa….».

Dunque argomenti non di pace, ma solo parole di parte quasi in risposta all’appello perché cessi subito la guerra definita “fratricida”, lanciato da un gruppo di 233 sacerdoti e diaconi della Chiesa ortodossa russa che chiedevano la riconciliazione e un immediato cessate il fuoco: «Piangiamo il calvario a cui i nostri fratelli e sorelle in Ucraina sono stati immeritatamente sottoposti». Si evidenzia, purtroppo, una tragica divaricazione tra la base della Chiesa ortodossa russa e il Patriarcato di Mosca guidato da Kirill che è storicamente legato a doppio filo al Cremlino. Infatti l’appello alla pace non è stato sottoscritto da nessuna tra le figure più alte nella gerarchia della Chiesa ortodossa.

Durante la via Crucis mi veniva di pensare alla nostra Chiesa cattolica che da anni si sta spendendo affinché dei bambini oranti, un parroco di una piccola parrocchia ed il Vescovo di Roma Francesco esprimano, ad una sola voce, la stessa semplice e chiara condanna della guerra!

Tornando a casa c’era tanto dolore in me per la guerra e tanta amarezza per la frattura all’interno della Chiesa cristiana ortodossa Russa, ma tanta speranza per i frutti generati dall’unità che la nostra Chiesa sa esprimere sotto la guida di Francesco.

Giuseppe Leone

la foto:Avvenire.it

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