EFFETA' ODV
binari

Fortunato…

non è il mio vero nome, ma per questa circostanza mi chiamerò così, un nome scelto non a caso, spinto da un profondo senso di gratitudine verso chi dona il suo tempo per aiutare persone in difficoltà, senza fare alcuna distinzione tra chi vive perennemente in stato di disagio economico e chi, come me, proviene da una condizione di “normalità” ma si trova improvvisamente, scaraventato dagli eventi della pandemia, a combattere con le bollette, con il terrore di aprire la posta o di firmare una raccomandata.

Scrivo per raccontare la mia esperienza a proposito della pandemia ed il mio incontro con la solidarietà più vera, che mi sta facendo bene due volte: con la sostanza dell’aiuto alimentare (pasta, latte, biscotti, pelati ed altro) e con la bella sensazione di calore umano, incarnata da ………. , di cui parlerò più avanti.

Tutti noi sentiamo il peso di questa pandemia, così come tutti noi ascoltiamo quotidianamente storie di disagi d’ogni sorta e purtroppo l’eccezionalità dell’evento è diventata la normalità.

Io in questa nuova “normalità” ci sto particolarmente scomodo, perché in pochi mesi sono passato da una condizione economica di relativa tranquillità, all’emergenza economica più stringente e soffocante, che ha minato duramente la mia serenità e quella del mio nucleo familiare.

Io professionista in giacca e cravatta, nuovo povero, obbligato a decidere quale bolletta pagare e quale lasciare indietro, ho scritto accorati appelli ai fornitori di utenze, invocando dilazioni di pagamento (per fortuna concesse)… costretto a fare il giro dei parenti più vicini, per chiedere aiuto (per fortuna accolto), con la forza della disperazione, facendomi coraggio, ho contattato la Caritas di Poggio a Caiano chiedendo aiuto e mi si è aperto un mondo, finora ai confini dei miei pensieri e della mia vita.

La Caritas, un’organizzazione benefica che aiuta gli ultimi; passando spesso davanti alla mensa che c’è a Firenze in via Baracca, ho sempre visto gruppi di persone in attesa di un pasto, vestite con giubbotti più grandi di due taglie, testa bassa, barbe incolte e passo incerto; loro in piedi al freddo, io in macchina al calduccio… mi sono sentito un privilegiato al loro confronto e mai avrei pensato che un giorno avrei bussato a quella porta, ma la vita è un susseguirsi di prime volte.

Dunque, finiti gli aiuti dei parenti, spinto dalla necessità di mettere qualcosa in tavola, ho preso coraggio ed ho fatto il passo; il primo contatto è stato telefonico ed ho riscontrato una voce amica, solidale che mi ha messo subito a mio agio, era la voce di …..….. , il quale senza alcun pregiudizio nei mie confronti (faccio una professione che nell’immaginario collettivo, non è accostabile allo stato di necessità, tutt’altro!).

In questa sede non è importante spiegare perché la pandemia ha cambiato così repentinamente il mio stato di salute economica, ma è importante sottolineare che non siamo soli e la solidarietà della Caritas è arrivata puntuale ed utilissima. Le onlus vivono grazie alle risorse umane ed io in primo voglio ringraziare la persona che ho incontrato per prima: …………. .

…………. , capotreno di questo meraviglioso “treno della solidarietà” chiamato Caritas, non hanno ancora inventato le parole e le frasi che possano testimoniare la gratitudine della mia famiglia nei confronti tuoi e delle persone che viaggiano insieme a te.

Caro ………. , mi sono fatto una promessa: quando sarò fuori da questa grave crisi economica farò di tutto per rendere ciò che ho avuto; se è vero che “La vita è una ruota che gira” insieme alla mia famiglia dovrò pur tornare a lavorare senza la difficoltà di reperire i soldi per fare rifornimento e potrò finalmente acquistare beni alimentari per chi purtroppo vivrà ancora momenti difficili.

Caro ….……., un abbraccio affettuoso da un tuo tifoso ed ammiratore.

Fortunato.

Ndr: Il nome scritto da “Fortunato” è sostituito da …….. chi vorrà potrà leggervi il proprio nome, almeno chi si è trovato, quanto meno una volta nella vita, ad essere voce amica per uno sconosciuto.

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