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Curato D'Ars 4 vaticannews.va

Quarta parte: così parlò…… Santo Curato d’Ars

Di seguito la quarta ed ultima parte dell’omelia “la maldicenza” del S. Curato d’Ars.

…………….

Fratelli miei, se le conseguenze della maldicenza sono così terribili, la difficoltà nel porvi rimedio non è meno grande.

Allorchè la maldicenza è di una certa gravità, fratelli miei, non è sufficiente confessarsi di averla commessa.

Con ciò non voglio dire che non bisogna confessarla; no, fratelli miei, perché se non confessate le vostre maldicenze, sarete condannati, nonostante tutte le penitenze che potreste fare.

Ma voglio dire che, dopo averle confessate, bisognerà assolutamente, se è nella vostra possibilità, riparare il danno che la calunnia ha causato al vostro prossimo.

Come, infatti, il ladro che non restituisce i beni che ha rubato, non vedrà mai il cielo, allo stesso modo, colui che ha tolto la reputazione al suo prossimo, non vedrà giammai il cielo, se non farà tutto ciò che dipende da lui, per ristabilire la reputazione del suo prossimo.

Ma, mi chiederete, come si deve dunque fare per riparare la reputazione del proprio prossimo?

Ecco. Se quello che si è detto contro di lui è falso, bisognerà assolutamente andare a trovare tutti coloro con i quali si è parlato male di questa persona, riconoscendo che tutto ciò che si è detto è falso; che si è parlato per odio, per vendetta o per leggerezza. E se anche, facendo così, passeremo per bugiardi, per furbi o per impostori, dobbiamo farlo lo stesso.

E se, per caso, ciò che avevamo detto era vero, non potremo disdire, perché non è mai permesso di mentire, ma bisognerà dire di quella persona tutto il bene che conosciamo, in modo da cancellare il male che si è detto prima.
E se poi quella maldicenza, quella calunnia, gli hanno causato qualche torto, si è obbligati a ripararlo tanto quanto lo si può.

Giudicate voi stessi da ciò, fratelli miei, quanto sia difficile riparare le conseguenze negative della maldicenza.

Vi accorgerete, fratelli miei, come sia imbarazzante dover ammettere di aver mentito su quella persona; eppure, se quello che abbiamo detto è falso, bisognerà farlo, se non volete dire addio al cielo!

Ahimè! fratelli miei, proprio questa mancanza di riparazione, rischia di mandare il mondo in perdizione!

Il mondo è pieno di maldicenti e di calunniatori, ma non c’è quasi nessuno che voglia riparare al male fatto, e, di conseguenza, quasi nessuno si salverà!

Non c’è una via di mezzo, fratelli miei, o la riparazione, se è nella nostra possibilità, o la dannazione.

Esattamente come accade per i beni che uno ha rubato; saremo dannati se li possiamo restituire ma non li restituiamo.

Ebbene! fratelli miei, capite, adesso, il male che fate con la vostra lingua e come sia difficile, poi, riparare?

Tuttavia, bisogna anche capire che non sempre si tratta di maldicenza. Non è maldicenza, infatti, allorchè si fanno conoscere ai genitori i difetti dei propri figli, al padrone il difetto del suo domestico, purchè lo si faccia nell’intento di aiutarli a correggersi. E allora se ne parlerà soltanto con coloro che possono porvi rimedio, e sempre guidati dal vincolo della carità.
Termino dicendo che non è da evitare solo il parlar male o il calunniare, ma anche ascoltare con un certo piacere la maldicenza e la calunnia. Infatti, se non ci fosse chi ascolta, non esisterebbe neppure chi calunnia.
San Bernardo ci dice che è molto difficile giudicare chi sia più colpevole, se chi calunnia, o chi ascolta; l’uno ha il demonio sulla lingua, l’altro nelle orecchie.
Ma, mi direte voi, che cosa si deve fare quando si capita in una compagnia dove si sparla?

Ecco. Se si tratta di un suddito, cioè di una persona a voi sottomessa, dovete imporgli di tacere all’istante, facendogli notare il male che va facendo. Se è una persona del vostro rango, dovete con abilità sviare la conversazione, parlando d’altro, o dando a vedere di non gradire ciò che dice.
Se poi si tratta di un superiore, cioè di una persona che è al di sopra di voi, non la potrete rimproverare. Ma allora, mostrerete un’aria seria e triste, che gli faccia capire che vi trovate a disagio, e, se potete andarvene, dovete farlo.
Cosa dovremo concludere da tutto ciò che si è detto, fratelli miei?
Ecco. Non dobbiamo, per nessun motivo, prendere l’abitudine di parlare del comportamento degli altri. Dobbiamo pensare che ci sarebbe tanto e poi tanto da dire sul nostro conto, se gli altri ci conoscessero come siamo veramente. Dobbiamo invece fuggire le compagnie mondane più che possiamo.
Con sant’Agostino, dobbiamo spesso ripetere: “Dio mio, fammi la grazia di conoscermi come sono veramente”.

Felice! mille volte felice, colui che userà la sua lingua soltanto per chiedere a Dio il perdono dei suoi peccati, e per cantare le sue lodi!
E’ ciò che vi auguro…

Jean-Marie Baptiste Vianney ( italianizzato in Giovanni Maria Battista Vianney; Dardilly, 8 maggio 1786- Ars-sur-Formans, 4 agosto 1859) è stato un presbitero francese, reso famoso col titolo di Curato d’Ars (o Santo Curato d’Ars) per la sua intensa attività di parroco in questo piccolo villaggio dell’Ain.

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