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Abitudini e luoghi comuni di Giuseppe Leone

Luca Attanasio, Vittorio Iacovacci e Mustapha Milambo tre persone sconosciute ai più fino alla mattina del 22 febbraio quando gli organi di informazione hanno diffuso la notizia dell’attacco all’auto su cui viaggiavano nella provincia orientale del Nord-Kivu, a quasi 2.500 chilometri da Kinshasa capitale della Repubblica democratica del Congo.

Siamo abituati alla morte violenta di nostri militari in servizio in zone del mondo dove ci sono guerre più o meno dichiarate e Vittorio Iacovacci era un carabiniere; siamo anche abituati alla morte violenta di persone civili che abitano e lavorano in quelle zone vittime di attentati e Mustapha Milambo era un autista congolese; non siamo invece abituati alla morte violenta di ambasciatori e Luca Attanasio era l’ambasciatore del nostro Paese presso la Repubblica democratica del Congo.

Sappiamo che Luca Attanasio faceva parte di una delegazione del World food program (Programma alimentare mondiale dell’Onu) che andava da Goma a Rutshuru per ispezionare un programma della stessa Pam per la distribuzione di cibo nelle scuole.

Si prova sempre dolore per la morte violenta di una persona, chiunque essa sia, ma può crescere in ciascuno di noi in ragione di vissuti particolari: per me, figlio di un maresciallo dei carabinieri, ogni milite morto è un pezzetto di mio padre che torna a morire; per me, innamorato dell’Africa subsahariana terra di infinita bellezza e di tanta violenza, la ferita è ancora maggiore.

Luca Attanasio apparteneva al mondo dei diplomatici, per tutti noi sinonimo di inviolabilità e di protezione suprema negata alle comuni persone, di certo un mondo di privilegiati.

Ma lui sapeva del genocidio in atto in Congo, degli oltre sei milioni di morti in 20 anni nell’indifferenza dei media, la metà dei quali bambini. Ma lui sapeva che l’Africa non avrà i vaccini anti-covid nei prossimi mesi e quando arriveranno le dosi basteranno solo per il 30% degli abitanti della popolazione continentale di 1,3 miliardi. Ma lui sapeva che il 95% dei vaccini prodotti sono stati somministrati ad abitanti dei 10 Paesi più ricchi del mondo e che “Le nazioni ricche che rappresentano solo il 14% della popolazione mondiale hanno acquistato più della metà (53%) di tutti i vaccini attesi” (The People’s Vaccine Alliance) e che i Paesi poveri pagheranno il vaccino molto più caro di noi.

Certo noi esseri umani siamo portati ad utilizzare comodi e semplici schemi di ragionamento dettati dall’abitudine e dal luogo comune ed a giungere a conclusioni sostenute unicamente da quanto ci fa più comodo vedere. Con questi schemi osserviamo quanto accade intorno a noi, anche il dolorosissimo fatto accaduto il 22 febbraio e ci accorgiamo che questi schemi non reggono. Si può essere un ambasciatore di nome Luca Attanasio e non vivere dei privilegi insiti in quel ruolo, di rinunciarvi anche correndo dei rischi per dare aiuto ai più deboli, perché lui sapeva e non ha voluto volgere lo sguardo altrove. Si può vivere la divisa non come una forma, seppur modesta, di privilegio ma usarla come Vittorio Iacovacci per difendere fino alla morte una persona a lui affidata per proteggerla.

Ed ancora una volta vediamo che nel cammino spesso faticoso e misterioso della vita sta sempre e solo a noi decidere dove volgere lo sguardo.

Giuseppe Leone

(nella foto: Ambasciatori di Hans Holbein il Giovane, 1533)

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